Janet Van Dyne, nella sua uniforme di Wasp, entra nel Palazzo dei Vendicatori seguita da Ercole e viene accolta nientemeno che da Tony Stark.

-Ammetto che è un piacere vederti senza la tua armatura. Tony…- gli sussurra Janet -… ma a che debbo l’onore?

-Oggi avevi bisogno dell’ingegnere e non del Vendicatore, Jan.- le risponde Tony -Seguitemi tutti e due.

I due Vendicatori lo seguono fino ad un ascensore che li porta ad uno dei livelli sotterranei.

-Ho riflettuto sul tuo bisogno di ritrovare i ricordi perduti e mi è venuto in mente come fare ad aiutarti.- spiega Tony -Avrei dovuto pensarci prima, forse, ma come scusante ho che fino a poco tempo fa non eri pronta.

-Che intendi dire?- chiede Wasp.

-Vedrai, ma prima qualche spiegazione necessaria. Forse saprai che i Nazisti avevano a disposizione una tecnologia avanzatissima in parte dovuta al genio di alcuni loro scienziati come Helmut Zemo ed in parte a quello che erano riusciti a recuperare da un’astronave aliena. Quando gli Alleati entrarono finalmente nei laboratori del Teschio Rosso e dei suoi associati, trovarono molte cose, alcune delle quali incomprensibili per loro: macchinari e progetti in vari stadi di avanzamento. Furono affidati ad alcuni esperti che lavoravano per l’O.S.S.[1] nella speranza che ci cavassero qualcosa di buono. Uno di questi era mio nonno a cui furono dati i progetti di uno strano macchinario. Lui ci mise un po’ a capire a cosa servisse e cominciò a lavorarci sopra, ma poi fu distratto da altri impegni come il Progetto Tess-One. Mio padre ci lavorò sopra anche lui e ne realizzò un primo prototipo funzionante. Io l’ho migliorato.

-Non sono sicura di capire dove vuoi arrivare; vuoi costruire un robot?

-No, o almeno non questa volta. Janet Van Dyne...

Con tempismo e teatralità programmati, proprio adesso l’ascensore raggiunge la propria destinazione e si apre in una piccola stanza, dove sta una poltrona collegata ad un macchinario terminante in un casco.

-Ti presento l’Induttore di Ricordi.

 

 

#97

Dolci ricordi

di Carlo Monni, & Fabio Furlanetto

 

 

Appartamento di Janet Van Dyne, Manhattan. La notte precedente.

 

Ercole si rivolge alla donna abbracciata a lui nel grande letto matrimoniale:

-Cosa c’è dolce Janet? Ti sento inquieta. Cosa ti turba?

-Stavo pensando a cosa mi ha detto Tony al nostro ritorno dallo Spazio: che forse c’era un modo di ridarmi i miei ricordi perduti.[2]

-E questa non è una buona notizia?

-Non so. E se una volta che i miei ricordi fossero di nuovo integri io fossi una Jan diversa, con sentimenti diversi e questo segnasse la fine della nostra relazione?

-Se la nostra relazione è destinata a durare, lo farà anche se tu riavrai tutte le tue memorie passate. Se non lo fosse, il suo destino sarebbe comunque segnato.- replica il dio della Forza.

-Ercole, sai che a dispètto delle apparenze non manchi di saggezza?

-Invero il mio maestro, il Centauro Chirone, diceva…

-Ora non farmi una delle tue solite tirate mitologiche che ne dici se invece ci dedichiamo ad attività decisamente più piacevoli?

-Dico, cara Janet, che la vera saggia tra noi sei tu.

 

 

Attilan, Capitale degli Inumani, Antartide

 

Quicksilver non si è mai sentito a suo agio in questo posto. L’atteggiamento degli abitanti nei suoi confronti è sempre oscillato da una fredda cortesia alla chiara ostilità. Chiamare quella inumana una società chiusa è usare quello che in retorica viene definito delicato eufemismo. Gli Inumani non amano gli stranieri, ne diffidano, e, per quanto abbiano avuto in passato le loro buone ragioni per farlo, non è un buon atteggiamento comunque. C’è probabilmente una metafora nell’aver trasferito la loro città in Antartide,[3] anche se Quicksilver non ha molto interesse per le elucubrazioni filosofiche.

Pietro è abituato a questo atteggiamento sin da quando era bambino: i soli momenti della sua vita in cui si è sentito accettato senza riserve per quello che era, sono stati come membro della Confraternita di Magneto e come membro dei Vendicatori, il che ha del paradossale a pensarci bene.

Forse per questo non riesce a disprezzare Attilan, nonostante nel corso degli anni abbia avuto un rapporto non proprio idilliaco con la sua popolazione: gli Inumani tendono a tenere le distanze gli uni dagli altri, un atteggiamento in cui Pietro si riconosce.

La sua espressione arcigna si distende immediatamente quando vede arrivare le due sole persone che contano di più al mondo oltre alle sue sorelle: sua moglie Crystal e sua figlia Luna

Di chi sia la colpa del fallimento del suo matrimonio, è molto meno importante della splendida bambina che ne è il prodotto e di cui non potrebbe essere più orgoglioso.

-Papà!- urla Luna correndogli incontro.

Padre e figlia si abbracciano.

-Mi hai portato qualcosa?- chiede la piccola.

-Ma certo, guarda nello zaino.

Luna e non perde tempo e si tuffa nella ricerca.

-Sei sempre molto indulgente con lei... forse troppo.- dice Crystal -Lei dice che le hai promesso di farla entrare nei Vendicatori.

-Non è proprio così.- ribatte Pietro Maximoff -Le ho detto che quando sarà grande ne riparleremo. E anche allora dipenderà se avrà dei poteri o meno.

-Tu vorresti che ne avesse?

-Un’inumana senza poteri sarebbe una reietta da queste parti, non è vero?

-Non è quello che ti ho chiesto: tu cosa vorresti per lei?

-Solo il meglio, c’è qualcosa di sbagliato in questo?

-Ovviamente no, è quello che voglio anch’io.

 

 

Moord, sistema stellare Lomora

 

Kang il Conquistatore è soddisfatto. Siede sul Trono Imperiale Badoon, e grazie all’aiuto involontario dei Vendicatori controlla ogni singolo aspetto dell’Impero.

Non c’è astronave che non sia sotto il suo controllo, non c’è abitazione che non sia adeguatamente spiata, non c’è tentativo di ripristinare il vecchio ordine che non si spenga nel sangue in pochi minuti. Sì, Kang ha motivo di essere soddisfatto. Eppure...

-È stato troppo facile.- si lamenta Ravonna, l’amore della sua vita che come sempre è al suo fianco. O almeno così Kang ha deciso: quante vite parallele hanno già sprecato, su chissà quante linee temporali? Chi può dire se queste siano le versioni reali o meno?

-È solo l’inizio, mia cara. Credi che mi accontenterò di questa piccola parte della Galassia? Il mio regno trans-temporale si estende mille volte più di quest’impero primitivo, ma i Badoon saranno un’ottima piattaforma di lancio per il mio attacco al ventunesimo secolo.

-Questo lo so benissimo, Kang. Ma perché aspettare? Potresti ridurre in cenere la Terra con una sola delle tue navi.

-Perché il mio obiettivo è la conquista, mia amata, e non la semplice vendetta. E se ho scelto questo particolare momento nella storia per colpire, ho le mie ragioni.

Proprio in quel momento, una spia che si illumina indica l’arrivo di una comunicazione iperspaziale su una linea così segreta che le basi scientifiche su cui funziona sono considerate fisicamente impossibili in gran parte di questo secolo.

-Ah, ecco. Stiamo giusto per parlare con uno dei motivi per cui siamo qui.- prosegue Kang, attivando il proiettore olografico. E subito dopo di fronte a lui appare la proiezione tridimensionale di un essere umanoide dalla pelle viola.

-Era davvero ora che parlassimo faccia a faccia, Saren Lotus.- lo saluta Kang.

 

 

Palazzo dei Vendicatori

 

-Conosco quel macchinario!- esclama Ercole -Fu usato sui di me anni fa per restituirmi le memorie perdute a causa delle trame del mio infido fratello Ares.[4]

-Questo è un modello migliorato.- spiega Tony Stark.

-Hai sempre avuto un sistema per restituirmi la memoria e me lo dici solo adesso?- esclama, irata, Wasp -Non posso crederci.

-Il macchinario è pronto da settimane, ma avevo bisogno di Jocasta prima di poterlo utilizzare... e fino a poco tempo fa, non ce n’era la possibilità.

-E per quale motivo hai avuto bisogno della fanciulla di ferro, Stark?- chiede Ercole.

-Credo che le memorie di Janet non siano scomparse, ma solo fuori sequenza. Gli schemi mentali di Jocasta sono basati su quelli di Janet: posso usarli come guida per riallineare la sua struttura neurale, deframmentando i ricordi persi.

-Certo, se la metti così, è tutto più chiaro.- alza gli occhi al cielo Wasp.

-Non ti mentirò, Jan, questo è un progetto ai limiti estremi della scienza sperimentale, quindi non escludo la possibilità di effetti collaterali. Se il subconscio del soggetto fa resistenza al recupero dei ricordi, ci sono alte probabilità di danni cerebrali.

-Capisco. Allora... si comincia?- replica la donna, senza esitare un secondo.

-Non sono sicuro di essermi spiegato bene.- sospira Tony Stark.

-No no, ho capito, quell’affare mi rimetterà in sesto o mi farà friggere il cervello. Ho vissuto tutta la mia vita circondata da superscienza pericolosa, sono pronta ad accettare il rischio.

-Janet, ne sei davvero sicura?- chiede Ercole, prendendole la mano. I due amanti si scambiano un’occhiata che sembra durare un’eternità: solamente questa mattina era il semidio a spingerla ad abbracciare qualunque cosa il fato avesse in serbo per lei, mentre ora esita?

-Prima si inizia e prima questa storia sarà finita. Che devo fare?- chiede lei, ritraendo la mano.

-Solo sederti ed indossare il casco, il resto lo farà la macchina… e la tua mente. Sicura di essere pronta?

-Sono una ragazza coraggiosa, lo sai.

-Io resterò al tuo fianco tutto il tempo, Janet.- proclama Ercole.

-Grazie, Erky. So che una ragazza in difficoltà può contare sempre su di te.

Jan si siede nascondendo il proprio nervosismo e lascia che Tony le sistemi il casco sulla testa.

-Non farai mai fortuna come disegnatore di cappellini o caschi per parrucchiere, lo sai Tony?- gli dice.

Stark sorride.

-Una carriera a cui sinceramente non avevo mai pensato.

Accende l’Induttore di Ricordi.

 

 

Moord, sistema stellare Lomora

 

Ravonna è nata e cresciuta in un altro secolo, in un’altra realtà, dove il ruolo della Terra nella politica intergalattica era (sarà?) radicalmente diverso da quello di oggi. Ma ha viaggiato a lungo assieme a Kang, abbastanza da conoscere molto bene la storia di molti mondi.

E riconosce l’umanoide dalla pelle viola il cui ologramma è appena apparso nella Sala del Trono. Saren Lotus, leader terroristico del ventunesimo secolo, unico sopravvissuto di un mondo divorato da Galactus e responsabile di una sanguinosa rivolta su Rigel.[5]

-Capirai se non ci incontriamo di persona, Saren, ma rispetto a sufficienza i tuoi poteri di controllo mentale da prendere alcune precauzioni... un po’ di anni-luce dovrebbero bastare.

-In qualità di viaggiatore del tempo, Kang, penso ti sarà facile capire che io non ne ho da perdere quindi saltiamo i convenevoli. Perché Ego è ancora vivo? Ti ho consegnato l’arma dei terrestri espressamente perché tu lo eliminassi.

-Una promessa che ho intenzione di mantenere, Saren, ora che ho a disposizione tutta la potenza di fuoco dell’Impero Badoon. Naturalmente, potrei anche usare la mia nuova posizione per favorire le mire espansionistiche della tua Ribellione... o per stroncarla sul nascere.

-Il mio scopo non è la conquista, Kang, ma costringere tutti gli imperi stellari a condividere la propria tecnologia con i mondi più primitivi. Non ti ho consegnato i Badoon per la tua gloria personale; distruggi Ego e condividi il tuo potere, o ritirerò il mio supporto.

-Non sei davvero abituato a trattare con qualcuno che non ubbidisce a tutti i tuoi comandi, Saren. Vedi, quest’epoca è particolarmente fragile: gli Skrull sono ancora frammentati, gli Shi’Ar devono ancora riprendersi dalla loro guerra civile e dalla distruzione del loro mondo madre[6] e la tua organizzazione sta seminando il caos su Rigel.

-Il momento ideale per conquistare tutta la Galassia e scatenarla contro i Vendicatori.- capisce improvvisamente Ravonna, che non può fare a meno di notare come questo sia più un piano da Immortus che da Kang, e che Saren Lotus non ne sembri impressionato.

-Un’ottima strategia. Ma non hai considerato un dettaglio cruciale, Kang: non sei il mio unico alleato interessato alla bomba al betatrone.

-Mi stai davvero minacciando, Saren? Possiedo centinaia di altre armi capaci di distruggere un mondo, non devo certo preoccuparmi di un pesce piccolo come te.

-Divertente che tu lo dica, perché hai suscitato l’interesse di qualcuno rispetto a cui siamo entrambi dei pesci piccoli.

La comunicazione di Saren Lotus si interrompe, ma non a causa di quest’ultimo. Gli allarmi della Sala del Trono scattano, assieme a quelli dell’armatura di Kang, e tutti quanti sono impostati al massimo pericolo. Se l’Impero Badoon è sotto attacco, qualunque cosa lo abbia causato è appena stato considerato da sistemi computerizzati basati sulla personalità di Ultron come ancora più pericoloso di Ego.

 

 

Palazzo dei Vendicatori

 

All’inizio non sembra accadere nulla, a parte una sorta di pizzicore alla base della nuca, poi, quasi di colpo, tutto quello che c’è intorno a lei sembra svanire in una sorta di vortice. Janet Van Dyne sbatte gli occhi e quando li riapre…

 

È in una stanza di ospedale e si sente confusa. Davanti a lei c’è Hank Pym nel suo costume di Giant Man e giurerebbe che ha pianto.

-Cos’è successo?- chiede con voce flebile.

-Uno degli scagnozzi del Conte Nefaria ti ha sparato[7] non lo ricordi?- le chiede Hank.

Sì, ricorda il dolore e dopo il buio.

 

Un’altra scena: si è appena conclusa l’ultima riunione dei Vendicatori a cui, per quanto ne sa, ha partecipato[8] e mentre lei e Giant Man tornano al laboratorio di quest’ultimo, lui le chiede.

-Rimpianti, Jan?

Janet scuote la testa e risponde:

-Nessuno. Avevo bisogno di staccare da questa vita frenetica. Non abbiamo avuto un attimo di respiro da quando sono uscita dall’ospedale.

-Mi hanno fatto un’offerta… l’hanno fatta a Henry Pym in effetti… per dirigere un team di ricercatori su una piattaforma oceanica, ti va di venire con me come mia assistente?

Jan sorride e replica:

-Perché no? La prenderò come una vacanza e mi porterò dietro un po’ di costumi da bagno.

Bella vacanza davvero. Si fa vivo  Sub Mariner[9] e poi lei viene rapita dal Collezionista.[10] Lei e Hank tornano nei Vendicatori e svelano le loro identità segrete. Hank assume il nome di Golia, poi ha un esaurimento nervoso e assume l’identità di Calabrone. Alla fine lei e Hank si sposano.[11]

Il flusso di ricordi diventa sempre più veloce, le immagini si susseguono una dietro l’altra.

Hank che crolla vittima di un esaurimento nervoso e la colpisce.[12]

 

Wasp stringe i braccioli e dalla sua fronte calano gocce di sudore.

-Ferma la tua macchina, Stark.- intima Ercole -Janet sta male!

Prima che Tony Stark possa dire o fare qualcosa, la voce di Janet Van Dyne risuona imperiosa:

-No! Voglio sapere, devo sapere!

 

 

Four Freedom Plaza, Quartier Generale dei Fantastici Quattro.

 

Usando il suo potere di controllo dell’elettromagnetismo la donna conosciuta come Polaris si è sollevata sino al 36° piano di questo famoso edificio di Manhattan ed ora si appresta a planare sull’enorme terrazzo sovrastato dalla gigantesca struttura a forma di 4 aspettandosi problemi col leggendario sistema di sicurezza del più antico e famoso supergruppo d’America.

Un piccolo drone sferico le si para davanti e dopo pochi secondi una voce elettronica scandisce.

<<Soggetto Polaris riconosciuto. Accesso confermato. Benvenuta dai Fantastici Quattro.>>

Questa sì che è una bella sorpresa, pensa Lorna Dane poggiando i piedi sul terrazzo.

Non passa molto tempo che da una porta esce Johnny Storm, la Torcia Umana.

-Lorna!- esclama -Sei arrivata finalmente!

La stringe a sé e la bacia appassionatamente.

-Wow!- esclama Lorna -Sei sempre così focoso, Mr. Storm?

-Anche di più.- ribatte Johnny ridendo -Ma ora vieni, ti farò fare il tour del palazzo, compreso il mio appartamento.

-Johnny sei sempre il solito. Ci sono anche i tuoi compagni di squadra? Confesso che ancora oggi mi intimidiscono.

-La mia famiglia è presente al completo. Non essere impressionata, però: Reed sarà sicuramente impegnato in qualche esperimento e forse nemmeno si accorgerà della tua presenza. Ben ama fare lo scorbutico ma in fondo abbaia ma non morde. Sue probabilmente ti esaminerà per capire se finalmente sei quella giusta.

-Ora sì che sono davvero spaventata.

Johnny ride ancora accompagnandola all’ascensore.

 

 

Palazzo dei Vendicatori

 

Non aveva pensato che potesse essere così. Pensava di poterlo affrontare serenamente ma i ricordi si susseguono a ritmo incalzante. Un decennio compresso in pochi minuti, forse solo secondi.

Forse aver dimenticato era una benedizione ma ormai non può più tornare indietro. Deve andare fino in fondo, non importa quanto le costi

Deve sapere, vuole sapere tutto.

 

Un divorzio doloroso il bisogno di andare avanti, la breve relazione con Tony e la sua reazione quando lui le rivela di essere Iron Man. La sensazione dolorosa di sentirsi ancora tradita. L’elezione a Capo dei Vendicatori, l’incontro con l’enigmatico Paladin, una relazione che avrebbe potuto diventare più seria. Di chi è la colpa se non si sono impegnati di più? La crisi dei Signori del Male risolta con l’aiuto del nuovo Ant Man. Scott Lang quel bravo e coraggioso Scott, un degno erede di Hank. Hank che ritorna nella sua vita e loro provano a rimettere in piedi i cocci della loro relazione. Non funziona, perché non funziona? Si separano ancora. Lui torna a Ovest e lei diventa di nuovo leader dei Vendicatori e con Visione progetta l’Ordine, un nuovo modo di essere eroi. Eroi? Si stanno spingendo troppo oltre nel loro zelo, stanno superando la linea sottile che li porterebbe a diventare pienamente ciò che hanno sempre combattuto. È stata colpa sua? Cosa voleva dimostrare? E poi c’è l’invasione e quell’essere che vuole distruggere tutto. C’è un solo modo per fermarlo, spetta a lei.

Immagini, ricordi voci, suoni, odori. Tanti, troppi. Dolore, gioia, rabbia, frustrazione, rimpianti, rimorsi. Il bello ed il brutto di più di dieci anni di vita piombano su di lei con la violenza di uno tsunami e la travolgono.

 

Un grido strozzato, uno scatto in avanti come se avesse ricevuto una scossa elettrica e poi Janet Van Dyne, la Meravigliosa Wasp, reclina il capo.

-Jan!- urlano all’unisono Ercole e Tony Stark.

Tony la stacca freneticamente dall’Induttore di Ricordi e poi Ercole la prende delicatamente tra le braccia dicendo:

-Ti giuro, Anthony Stark, che se le è accaduto qualcosa di male, nessuna armatura sulla Terra potrà salvarti dalla mia collera.

E lo sguardo sul suo volto rende chiaro a Tony che non sta scherzando.

 

 

Casa Williams

 

Non dovrebbe esserci niente di strano in questa scena: una coppia che sta ospitando una vecchia amica tornata in città dopo un lungo viaggio. E per i loro standard è tutto normale, anche se lei è una strega mutante, lui un essere composto di energia ionica, l’ospite è una donna robot, ed il suo viaggio è stato di parecchi anni-luce.

-Grazie per avermi ospitata, Wanda. Avevo bisogno di stare un po’ lontana dalla Base... dopo tutto il dolore che vi ho causato.- dice Jocasta.

-Puoi restare quanto vuoi, ma non dire sciocchezze: non hai colpa per quello che ti ha fatto fare Ultron, ricordatelo.

-E poi sei praticamente una di famiglia.- aggiunge Simon Williams alias Wonder Man.

-Famiglia. Ti consideri ancora un fratello di Visione?

-Sempre meglio del mio vero fratello...

Wanda intuisce che sia meglio non tornare a parlare delle stranissime parentele di famiglia, anche perché lei non ne è sicuramente immune, e si rivolge di nuovo al robot.

-Sei sempre la benvenuta nei Vendicatori e lo sai bene, Jocasta.

-Lo so, ma con Janet nel gruppo... non è proprio il massimo per affermare la mia identità passare troppo tempo assieme alla donna a cui devo buona parte della mia mente. Anche se a parlare potrebbe essere principalmente lo stress dovuto alla riprogrammazione.

-Dovresti parlarne con Visione. Può non essere il massimo per tirar su il morale, ma se c’è qualcuno che sa come gestire situazioni simili è certamente lui.

-Grazie, Wanda. La verità è che senza i Vendicatori non saprei proprio da dove cominciare per farmi una vita... nessuno di quelli che conosco può essere considerato “normale”.

-Benvenuta nella mia vita.- sorride Scarlet.

 

 

Garment District, Manhattan, New York.

 

Diciamolo francamente: anche in una città abituata a tutto come New York, la vista di una bionda dal fisico statuario alta più di un metro e novanta non può non attirare l’attenzione. Con una come lei al fianco, anche l’altra donna bionda, pur essendo molto attraente, è destinata a passare in secondo piano ma, ad essere sinceri, non potrebbe importargliene di meno.

-Invero, amica Carol, non capisco la necessità di tutto questo.- sta dicendo la bionda alta, il cui nome è Brunhilde ma per molti è semplicemente la Valchiria, un nome ben meritato, perché lei è veramente una delle mitologiche guerriere che accompagnavano i vichinghi uccisi in battaglia nel Valhalla di Odino o nel dominio di Freya ed anzi ne era la leader.

Le circostanze che hanno portato colei il cui nome è stato cantato dai poeti e reso immortale da Richard Wagner a stabilirsi nuovamente sulla Terra sono troppo lunghe e complesse da spiegarsi, vi basti sapere che oggi una delle sue amiche l’ha trascinata in un’attività umana verso cui è totalmente impreparata: lo shopping.

-Ne abbiamo già discusso, Val.- replica Carol Danvers -Sarai anche bravissima quando si tratta di combattere draghi o montare cavalli alati ma il tuo gusto per i vestiti è orrendo.

-Cos’ha che non va il mio abito? È pratico e mi copre quanto basta.

Carol alza le braccia al cielo.

-Comincio a pensare che tu sia irrecuperabile. Su vieni.

La trascina dentro uno dei negozi senza ascoltare le sue proteste.

Non sa quanto tempo sia passato. Al quarto negozio ha perso la nozione del tempo ed ha cominciato a pensare che uno scontro con le orde di Hel sarebbe il benvenuto. Finalmente Carol ha espresso il suo gradimento per un abito che è stato subito modificato per adattarsi al fisico di Brunhilde ed ora eccola in quello che un tempo si sarebbe definito un abito da pomeriggio camminare con una certa difficoltà.

-Cosa c’è, Val?- le chiede Carol Danvers.

-Questi… tacchi…- risponde la Valchiria -… come fate voi donne di Midgard[13] a camminare con essi davvero non lo capisco.

Carol scoppia a ridere.

-Non sei la sola, mi sa. Ti abituerai vedrai. Ora andiamo: dobbiamo raggiungere Dane a cena e sono molto curiosa di vedere che faccia farà quando ti vedrà.

 

 

Moord, sistema stellare Lomora

 

L’astronave che esce dall’iperspazio in orbita attorno alla capitale Badoon è enorme, grande quanto le più imponenti corazzate delle maggiori potenze galattiche. Questo la rende naturalmente un ottimo bersaglio: i satelliti di difesa fanno immediatamente fuoco. Potenziati dalla tecnologia del 40° secolo, unitamente alle navi schierate in orbita rendono questo pianeta uno dei più inattaccabili dell’intera Galassia: Kang attende trepidante di vederli in azione.

Resistono meno di cinque minuti. L’astronave non rallenta nemmeno, limitandosi a distruggere l’intera rete satellitare con un singolo impulso di energia. Anche le navi Badoon scompaiono dai sensori, una dopo l’altra, piccole luci che si estinguono sulla mappa tridimensionale.

Nessuno piange per la morte dei soldati Badoon, non solo perché non hanno dotti lacrimali ma perché non ce n’è il tempo: l’intero Palazzo Reale trema, scosso da un potente terremoto.

-Che cosa è successo?- chiede preoccupata Ravonna, mentre Kang reagisce con rabbia.

-Voglio un rapporto sull’aggressore! ADESSO!!!

-La nave ha scagliato qualcosa contro il settore occidentale della capitale... un qualche tipo di proiettile supermassiccio.- lo informa uno dei servitori. La mente di Kang è già al lavoro per formulare una controffensiva, quando un messaggio radio rimbomba su tutto il pianeta:

<<Popolo dei Badoon. Questa è la nave stellare Vanth, ammiraglia dell’Ordine Oscuro. Cessate ogni ostilità e sopravvivrete; siamo qui solamente per l’usurpatore del vostro trono.>>

-Kang? Conosci questo Ordine Oscuro?- chiede confusa Ravonna.

-Non è possibile. Dovrebbe esserci più tempo.-  mormora Kang, attivando un dispositivo sulla sua cintura. C’è un lampo di luce ed il Conquistatore svanisce.

 

 

Palazzo dei Vendicatori.

 

C’è quasi una sensazione di dejà vu quando Janet riapre gli occhi. Un senso di disorientamento mentre la sua mente mette a fuoco i ricordi più recenti. Guarda l’espressione preoccupata sui volti di Tony e di Ercole e mentre si alza dalla brandina dice:

-Se voi due siete qui, questo dovrebbe dire che non sono passati altri dieci anni dall’ultima volta, giusto?

C’è un’evidente espressione di sollievo sul volto di entrambi mentre Tony le chiede:

-Come ti senti, Jan?

-Bene, credo, Tony.- risponde lei mettendosi a sedere -La tua macchina non mi ha fritto il cervello, se è questo che temevi. Mi sento solo un po’… disorientata. Non è facile gestire così tanti ricordi in un colpo solo.

Si alza in piedi e si accorge che le gambe le tremano. Ercole accorre prontamente a sorreggerla. Jan gli sorride e gli dice:

-Grazie Erc, è bello vedere che una ragazza in difficoltà può sempre contare sul tuo sostegno, ma adesso va tutto bene.

-Ne sei sicura?- chiede il dio della Forza.

-Sicurissima, bel maschione.

-Quindi ora ricordi tutto?- le chiede Tony.

-Anche troppo.- ammette lei in tono cupo -Col senno di poi, certe cose avrei preferito non ricordarle mai, ma immagino che bisogna prendere il male col bene.

 

 

Moord, sistema stellare Lomora

 

Non è rimasto molto del settore occidentale della città. Qualunque cosa l’abbia colpita ha avuto esattamente lo stesso effetto di un meteorite, con la differenza che si sta ancora muovendo.

Kang riappare di fronte ad un plotone di Badoon che sta facendo fuoco verso una figura massiccia che avanza lentamente dalla colonna di fumo che si innalza dai resti fumanti delle abitazioni distrutte, ed alza il braccio per segnalare loro di cessare il fuoco.

Il primo istinto dei Badoon è di continuare comunque la battaglia, e non tutti obbediscono immediatamente. Ma quando il nemico è uscito dal denso fumo nero ed iniziano a riconoscerlo, anche i più temerari abbassano le armi.

Il “proiettile supermassiccio” è un umanoide di grande stazza che cammina verso Kang in tutta tranquillità con le mani dietro la schiena. Si ferma di fronte a lui per guardarlo dall’alto al basso, e la sua voce grave fa gelare le ossa a chiunque la ascolti.

-Kang il Conquistatore. Hai qualcosa di cui ho bisogno.- tuona Thanos il Titano.

 

 

CONTINUA !!!



[1]Office of Strategic Services, precursore della C.I.A. creato per ordine del Presidente Franklin Delano Roosevelt nel 1941 e disciolto nel 1945.

[2] Dietro le quinte tra il precedente episodio e questo.

[3]Su Vendicatori #82.

[4] Nell’ormai Classico Avengers Vol. 1° #99 (Prima edizione italiana su Thor, Corno, #112).

[5] Vedi Silver Surfer MIT #6.

[6] Su S.W.O.R.D. MIT #5.

[7] Su Avengers Vol. 1° #13 (Prima edizione italiana su Thor Corno, #19/20).

[8] Su Avengers Vol. 1° #16 (Prima edizione italiana su Thor Corno, #24).

[9] Su Tales To Astonish #142/143 (In Italia su Devil, Corno, #69/70)-

[10] Su Avengers Vol. 1° #26/28 (Prima edizione italiana su Thor Corno, #36/37).

[11] Su Avengers Vol. 1° #59/60 (Prima edizione italiana su Thor Corno, #72/73).

[12] Su Avengers Vol. 1° #212 (Prima edizione italiana su Capitan America, Star Comics, #3).

[13] La Terra nel linguaggio degli dei norreni.